Recensione Onimusha 2 Samurai's Destiny

Sempre più impegnata nel recupero e restauro di proprietà intellettuali storiche, Capcom offre una remaster dedicata a uno dei suoi classici dei tempi andati. Onimusha 2: Samurai’s Destiny non poteva che rappresentare il prossimo videogioco a essere perfezionato per il mercato odierno: forte dell’annuncio di un nuovo capitolo, e dopo aver riportato sulla bocca di tutti il primo episodio solamente qualche anno fa, Capcom resuscita la saga di samurai e demoni con l’evidente auspicio di farla sopravvivere nel panorama videoludico odierno.

Samurai’s Destiny è da molti considerato il punto più alto della serie, e a buon ragione. Se il primo capitolo sapeva difendersi bene, pur non riuscendo a nascondere del tutto la sua natura sperimentale, solamente con l’arrivo delle avventure del nuovo protagonista, Jubei Yagyu, il team guidato dal nuovo director del progetto, Motohide Eshiro, potè spendersi nella creazione di un’avventura più completa e stratificata. Laddove il titolo originale costituiva una semplice versione cappa e spada di Resident Evil, caratterizzandosi per un sistema di combattimento basilare e un’avventura della breve durata, Onimusha 2 raccoglieva l’eredità del predecessore, espandendo una formula che aveva già dimostrato di stare in piedi

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