Seguendo il filone di prodotti iniziato con Crystar, mediocre gioco di ruolo d’azione baciato da una convincente direzione artistica, Furyu e Aquria riprovano a proporre una storia permeata di concetti provenienti dalla letteratura esistenzialista e dall’immaginario sci-fi, non troppo diversamente da Nier Automata (Voto: 8.7), laddove l’intrigante premessa di Crymachina non ha nulla da invidiare al celebrato videogioco di Yoko Taro.

Nei panni di Leben, una diciassettenne risvegliatasi nel futuro dopo essere deceduta a causa di una misteriosa malattia, il giocatore viene immerso in un mondo dove la differenza tra reale e digitale è sempre più sfumata, e in cui l’umanità intera si è semplicemente estinta. A sopravviverle sono otto intelligenze artificiali, tutte col compito di aiutarne la rigenerazione, finché la scomparsa di una di queste scombussola gli equilibri primordiali spingendo le rimanenti a darsi battaglia. Chiamata ad aiutare Enoa, una di queste intelligenze artificiali dalle sembianze simili a quelle di una ragazza dal volto angelico, Leben, e le sue due compagne schierano sul campo di battaglia un corpo meccanico che le aiuta a scontrarsi contro le fazioni avversarie. L’obiettivo? Naturalmente raccogliere “Exp” e, finalmente, mettere fine ai dissidi creatisi nella futuristica arca che conserva i dati dell’intero genere umano.

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