Quando Tales of Arise fu svelato nell’ormai lontano 2019, gli appassionati cominciarono a chiedersi se Bandai Namco non fosse in procinto di rebootare la serie JRPG declinandola su una struttura open world. D’altronde è un trend più che consolidato in Giappone, con The Legend of Zelda: Breath of the Wild ed Elden Ring a rappresentarne due esempi d’eccezione.

Benché Yusuke Tomizawa affermi che reboot sia “la corretta descrizione di questa produzione”, tiene a rassicurarci sul fatto che Tales of Arise sarà molto più simile ai titoli classici di quanto non possa sembrare. Le skits, ovvero i siparietti umoristici tipici della serie, torneranno in gran lustro, così come il veterano della serie, Motoi Sakuraba, sarà ancora una volta al timone della direzione musicale del gioco. Anche il sistema di combattimento prenderà spunto da quello già apprezzato in passate iterazioni del franchise. Proprio per questo motivo, più che “reboot”, si dovrebbe pensare ad Arise come a una rinfrescata all’identità di questa saga JRPG; un’opportunità per dare nuova linfa ad una serie che per gli ultimi nove anni si è trascinata di piattaforma in piattaforma di gioco sfornando ben otto capitoli principali, e che in questa istanza godrà anche di una veste tecnico-visiva migliorata per espandere la sua attrattiva ben al di là del corrente circolo di appassionati.

Continua a leggere su IGN Italia il mio adattamento in italiano dell’articolo “How Tales of Arise Reboots the Classic RPG Series” di Kat Bailey (IGN US).