Qualche giorno fa Bandai Namco mi ha invitato a provare Tales of Arise, prossimo titolo mothership della serie JRPG punta della casa di Tekken. Solo qualche mese fa vi ho proposto su queste pagine un’anteprima in cui rivelavo di essere molto contento di aver ritrovato più forti che mai tutti gli aspetti che hanno reso grande la saga Tales of, parlando al contempo di come il restyling estetico passasse attraverso un gusto artistico più raffinato e meno sacrificato all’altarino dei gusti della cultura Otaku locale.
In questa nuova prova ho invece avuto modo di toccare con mano i contenuti del primo capitolo della storia, potendomi dedicare con calma all’analisi del nuovo sistema di combattimento – pur nei limiti delle prime ore di un videogioco che si evolve nel tempo e che promette decine di ore di intrattenimento – e di saggiare i primi vagiti di una narrazione che sembra rispettare tutti i tropi e i cliché a cui la serie ci ha abituato. In effetti se Tales of Arise non si discostasse dal resto della saga per una serie di elementi evidentemente rinnovati, verrebbe quasi da valutarlo come uno dei capitoli classici della serie, a cavallo tra l’epica fiabesca di Tales of Phantasia e tematiche di rilevanza sociale, come quello della discriminazione, già abbondantemente affrontate in numerose iterazioni della serie, come ad esempio nell’amatissimo Tales of Symphonia.
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