Solamente qualche settimana fa vi proponevo in un’anteprima le mie prime impressioni relative a Tales of Arise, progetto nato dal desiderio di Bandai Namco di riportare in auge la propria serie JRPG di punta, che da metà degli anni ‘90 accompagna il cammino delle console da gioco giapponesi.

Tales of Arise è un progetto che porta sulle spalle la pesante responsabilità di cancellare con un colpo di spugna il ricordo delle recenti produzioni legate a Tales of, una serie di giochi di ruolo con combattimenti in tempo reale che durante la generazione a cavallo tra PS3 e PS4 è stata portata avanti attraverso un framework tecnico non all’altezza del suo nobile lignaggio.

Sebbene gli ultimi capitoli offrissero un gameplay in linea con le aspettative e un cast di protagonisti tutto sommato memorabili, pagavano lo scotto di tempi di produzione e ristrettezze di budget che andavano a intaccare il loro profilo più propriamente tecnico, svilendo parte del buon lavoro espresso sul fronte artistico. D’altra parte è giusto ricordare che tutti gli episodi giunti su PlayStation 4 altro non erano che porting di videogiochi inizialmente proposti al mercato giapponese per PlayStation 3.
La stanchezza della serie si era fatta sentire quando subito dopo il lancio di Tales of Zestiria lo storico artefice della serie, Hideo Baba, lasciò gli uffici di Bandai Namco finendo per affidare temporaneamente le sorti del franchise al più che competente Yasuhiro Fukaya, volto chiave che permise la nascita del recente (e apprezzatissimo) Tales of Berseria.

Dopo aver passato oltre settanta ore in compagnia dei suoi protagonisti attraversando i cinque regni di Dahna ed essermi impegnato in innumerevoli battaglie contro temibili mostruosità assortite, posso finalmente parlarvi di come il nuovo corso inaugurato dalla promozione a producer di Yusuke Tomizawa, già noto per la serie God Eater, abbia dato il via a una rivoluzione dalla quale, auspicabilmente, non si potrà più tornare indietro.

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